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Prima che una folta pineta ricoprisse tutto il
crinale, dalla piazza antistante la chiesa
parrocchiale di Campiglia si poteva vedere
distintamente a poca distanza verso sud una
costruzione circolare in massi di pietra che a prima
vista poteva essere interpretata come una torre
di cui restava solo la parte inferiore |
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Torri di
avvistamento a pianta curvilinea non sono
affatto rare in Lunigiana: basti pensare a
quella di Caprigliola (poi adibita a
campanile) o a quelle poste a difesa del
castello di Comano e di Bagnone.
Tuttavia da una pi? attenta osservazione
appare evidente che questo edificio aveva
tutt?altra origine e funzione. Si tratta
infatti dei resti di un antico mulino a
vento, innalzato probabilmente nel corso del
?600, allo scopo di sopperire alla poca |
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disponibilit? di energia idraulica comune a
tutte
quelle localit?, come quella dell?estremo
Levante ligure, dove le pareti ripide ed i
rilievi troppo vicini al mare hanno impedito
la formazione di corsi d?acqua di grande
portata. |
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I mulini nella
zona della Spezia |
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Oggi dei ben pi? numerosi mulini a vento che
dovevano sorgere sui punti pi? esposti delle colline
intorno al golfo, solo di tre sono pervenuti i resti
materiali, mentre di un quarto restano importanti
testimonianze cartografiche e iconografiche.
Del mulino a vento che si trovava al centro del
golfo di La Spezia, seppure scomparso da molto tempo
(i suoi ruderi erano ancora visibili fino a fine
?800)
? rimasta viva la memoria attraverso i quadri di
Agostino Fossati. |
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Meno
documentata ? la presenza di un mulino a
vento a Vernazza (una delle Cinqueterre
insieme a Riomaggiore, Manarola, Corniglia,
Monterosso). Esso doveva essere ubicato poco
fuori dell?abitato sul sentiero verso
Corniglia, come testimoniano i pochi resti, oggi conglobati in un edificio
residenziale, ed il toponimo ?al mol?n a
v?nt? dato alla zona circostante. |
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Dei tre di cui si hanno ancora importanti
reperti i primi due, gemelli, sono posti
affiancati nella costa a picco sul mare
aperto di Portovenere, il terzo ? quello che
si alza a Campiglia poco a sud della chiesa. |
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La storia del
mulino di Campiglia |
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Il mulino di Campiglia presenta dei caratteri
precipui rispetto alla tipologia usuale di questi
edifici soprattutto per la presenza di una scala in
pietra esterna ben strutturata che porta al piano
superiore (di solito il collegamento ? posto all?
interno) e per la copertura del piano terra a cupola
invece che con i pi? usuali travi e tavolati lignei.
Questa struttura complessa e articolata riconduce ad
una datazione pi? tarda rispetto a quelli
cinquecenteschi di Portovenere, per cui si ritiene
che possa risalire al pieno XVII secolo.
La ?storia? dell?edificio si pu? scandire in diverse
fasi distinte.
La prima ? quella della costruzione. La sua muratura
priva di basamento (che esiste invece in quelli di Portovenere), costituita da pietre di arenaria
opportunamente sbozzate e ben legate da malta di
calce a grana grossolana, presenta uno spessore
digradante tra i 100 e gli 80 cm.; la tecnica usata
? quella delle impalcature esterne in legno di cui
restano evidenti le buche pontaie lungo tutto il
perimetro. |
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L?accesso originario si trovava a sud (sul
lato opposto rispetto a quello attuale) come
? ben leggibile verso l?interno dove, lungo
il muro perimetrale, si aprono numerose
nicchie di cui non sempre ? chiara la
destinazione. Una bella volta in malta
cementizia, costituita da una serie di
spicchi posti a raggiera che porta ancora
evidenti i segni della centina in legno
utilizzata per la costruzione, copre questo
vano e lo separa da quello superiore
raggiungibile, come abbiamo visto, dalla
scalea esterna.
La seconda fase, quella del primo abbandono,
? caratterizzata dal deterioramento delle
strutture murarie a causa di numerosi
crolli.
Ad essa segue un nuovo momento di ?riuso?,
databile verosimilmente al 1840 secondo
quanto si legge sull?architrave della nuova
porta aperta a sud (ANNO DEL SIGNORE 1840).Viene
rifatta la copertura e intonacata (o
reintonacata) la parte superiore, sono
inoltre chiuse alcune aperture sostituite da
altre.
L?ultimo e definitivo abbandono, dopo un
periodo di utilizzo come stalla e fienile,
lascia il |
mulino nella pi? totale incuria e
soggetto a saccheggi. Gi? alcuni gradini
della scala esterna in arenaria sono stati
asportati e profonde crepe verticali
facevano presagire in tempi non lontani la
definitiva rovina. |
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Il
restauro |
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l?Associazione Campiglia, il Comune
della Spezia (proprietario dell?immobile)
ed il Parco Nazionale delle Cinque Terre
hanno collaborato ad un progetto per il recupero dell'edificio conclusosi a fine 2007. I lavori
di restauro sono satti di tipo conservativo,
mantenendo ben distinte, le parti costruite ex
novo da quelle originali, secondo una prassi
metodologica ormai consolidata per questo tipo
di interventi.All’interno dell'edificio dovrà essere
allestito un centro di accoglienza turistica ed
una mostra permanente relativa alle diverse tipologie
di mulini a vento in Italia e all’estero, al loro
funzionamento ed alle diverse metodologie di recupero.
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Il centro sarà gestito dall'Associazione Campiglia. Il mulino di Campiglia verr? ad assumere cos?,
oltre ad una indubbia valenza simbolica volta
a richiamare le origini agricole e le caratteristiche
ambientali di questo territorio, anche una concreta
funzione all?interno delle attivit? del Parco
delle Cinqueterre. Il sito dove il mulino si trova
in fatti costituisce una vera e propria porta
d?accesso per chi si appresta a percorrere i percorsi
pedonali che attraversano il Parco o viceversa
? il luogo di uscita per coloro che se li lascia
alle spalle per raggiungere la suggestiva punta
di Portovenere e le selvagge isole della Parmaria,
del Tino, del Tinetto, limite estremo del Levante
ligure. |
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